giovedì 3 aprile 2014

C'era e non c'era




Kan ya ma kan, c'era, non c'era...con queste parole iniziano le fiabe in lingua araba.
Una "professione" da inventore di fiabe su commissione (o da Cantafiabe, come mi piace definirmi) non c'era, eppure in qualche modo è sempre stata lì, appena oltre la superficie delle cose.
Una professione inventata, ma che fa riecheggiare i cantastorie, i poeti dell'antichità che si sfidavano ancor prima degli eserciti, i menestrelli che cantavano storie per compiacere i Signori dei manieri... e l'adorata Sherazade, che lo faceva per salvarsi la vita e per salvarla ad altre sventurate fanciulle.
Eppure, come informerò i miei colleghi tra qualche giorno, ci sono alcune falle, in questo sistema.
La prima è che non possiamo pretendere che qualcuno ci commissioni una fiaba senza conoscere il nostro lavoro.
Io non lo farei.
I committenti del passato avevano modo di apprezzare l'opera di qualcuno e solo dopo affidavano un lavoro all'artista di turno.
Perché noi dovremmo essere diversi?
Secondo me non dovremmo.
E poi c'è un'altra falla. Questa professione inventata di fresco, molte persone non sanno ancora che esiste.
E allora bisogna farlo sapere, che esistiamo.
E magari può essere interessante e divertente vederci all'opera, un giorno dopo l'altro. 
Se la disfida ci sarà - e spero proprio di sì - un piccolo quaderno diventerà il mio fedele compagno.
Perché le idee sono capricciose, vanno e vengono a loro piacimento e tutto quello che possiamo fare noi è cercare di essere pronti ad afferrarle quando passano.
Sarà interessante vedere che cosa succede con una fatica (perchè sarà faticoso) così intensa e prolungata.
Un motivo in più per fare qualcosa di mai tentato prima. 

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