giovedì 17 aprile 2014

Fantasia, Ristoro, Evasione, Consolazione


Meno stanca, oggi, posso trovare il modo di raccontare in modo più comprensibile quello che ieri non era altro che una manciata di pensieri sparsi. Se io sono l’arciere, il bersaglio ieri era caduto per terra, e avrei potuto centrarlo solo per pura fortuna o per errore. Ero un po’ sopraffatta, anche dalla miriade di falsi bersagli di cui parlavo in uno dei primi post (Il vero bersaglio) e che naturalmente stanno spuntando da tutte le parti: “Il tuo obiettivo sono 100 fans per la tua pagina di un social network!”  “Potresti diventare ricca e famosa!” “Promuovi la tua attività e aumenta le vendite!” e così via.
Ma oggi il bersaglio è al suo posto, e io sono pronta a mirare.
Si tratta di una reazione (spero comprensibile) alle accuse più o meno velate per cui starei facendo quello che sto facendo qui solo perché: a) non ho niente di meglio da fare; b) mi piace perder tempo invece di pensare alle “cose serie”.
Nessuna delle due è vera.
Ho una vita pienissima. Per annoiarmi, dovrei metterci davvero tantissima buona volontà.
Non mi piace perdere tempo e, se scelgo un obiettivo, lo faccio per l’intima convinzione del suo valore.
Ho bazzicato abbastanza a lungo il mondo editoriale da sapere che, se cercassi fama e soldi a buon mercato, mi converrebbe senz’altro provare a scrivere un thriller, un libro del tipo “Cinquanta sfumature di grigio” o, meglio ancora, finire in prigione per qualche misfatto e poi scrivere un libro sulle mie esperienze. Questa in particolare sembra una via molto agevole, oggi. Amanda Knox, Fabrizio Corona e molti altri insegnano…
Se scrivo fiabe, se cerco di promuovere le fiabe, è perché credo che oggi più che mai siano necessarie. Non una scorciatoia per pubblicare (Signori, pubblico regolarmente da 15 anni. Il brivido di vedere il mio nome stampato si è decisamente affievolito), né per cercare di fare soldi a tutti i costi (ci sono vie più facili e remunerative, e ne conosco anche alcune, solo che ho scelto di non percorrerle perché mi rimorderebbe la coscienza) ma perché c’è qualcosa di nostro, di tutti noi, che si sta estinguendo e che considero prezioso.



E questo qualcosa che si affievolisce di giorno in giorno è la capacità di immaginare, per noi stessi e per gli altri, un mondo migliore di come è adesso.   

Quando sono state scritte Le Mille e una notte, l’idea di una macchina in grado di trasportare le persone in volo da un luogo all’altro in tempi brevissimi era pura follia. Guardate adesso. Le storie che narravano dei mondi sottomarini erano letteralmente incredibili. Guardate adesso. La luna e le stelle erano irraggiungibili. Guardate adesso. Quello che vogliamo realizzare, quello a cui aspiriamo, dobbiamo prima di tutto essere in grado di immaginarlo. È questa (o anche questa) la “capacità elfica” di cui parla Tolkien. La capacità di immaginare soluzioni e mondi alternativi. “Spegnere” la fantasia, in noi stessi e nei nostri bambini, sarebbe un pericoloso autogol. Ridurci, come stiamo in buona parte facendo, a fruitori passivi delle fantasie altrui, anche.
Non sono mai riuscita a esprimerlo bene, ma quello che volevo fare, regalando fiabe ai bambini che conoscevo, era stringere un’amicizia, un patto sacro, tra loro e il mondo fatato. Farceli entrare, in quel mondo, da protagonisti, con il loro nome, con la loro storia. Affinché quel mondo magico, elfico, incantato, potesse accompagnarli per il resto della vita. E magari sussurrare al loro orecchio soluzioni preziose quando meno se lo aspettano, ma ne hanno bisogno.
Lo so: sono un po’ visionaria, un po’ troppo “fantasiosa”. È una vita che me lo dicono.
Ma, dovete ammetterlo, questa è una bella fantasia.
Tornando a Tolkien, secondo lui, il valore delle fiabe risiede, oltre che nell’indubbia valenza letteraria e artistica di alcune di esse, anche nella capacità di offrire benedizioni che invece sono tipiche delle fiabe, mettendole a disposizione  tanto dei piccoli quanto degli adulti.
In particolare le fiabe sono in grado di offrire, secondo Tolkien: Fantasia, Ristoro, Evasione, Consolazione.
E adesso ditemi, onestamente, vi sembra poco? Vi sembra poco importante?



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