venerdì 11 aprile 2014

Sotto un cielo indaco

Di tutte le sfumature del cielo, quella che preferisco di più è quel colore tra il blu e il viola di certe notti d'estate, quando sembra davvero una coperta di seta indaco, ricamata di stelle.
E sotto un cielo così, una volta, c'era un giovane principe con una piega amara disegnata sulle labbra. Una di quelle pieghe che vengono dopo una delusione di cuore.
Stranamente, il principe era in fila davanti a una discoteca. Non ci andava mai, ma lo avevano trascinato gli amici, cercando di distrarlo dai suoi pensieri.
La fila si muoveva lentamente, lentamente, e a un certo punto il principe fu stanco di guardare il cielo indaco e iniziò a guardarsi intorno, distratto. Almeno fino a quando il suo sguardo non inciampò in due occhi verdi come i prati inglesi, che lo osservavano curiosi.
Gli occhi verdi appartenevano a una ragazza minuta, tranquilla e serena in mezzo alla folla. Qualche occhiata, qualche battuta sulla lentezza della fila, che invece sembrava all'improvviso avere iniziato a muoversi troppo velocemente. Ancora qualche occhiata all'interno della discoteca e poi ognuno a casa sua, con quella sensazione che prende, a volte, come di aver lasciato andare qualcosa di prezioso.
Passarono due giorni appena, e gli amici trascinarono questa volta il giovane in una piccola birreria nascosta tra i vicoli, in una parte completamente diversa della città. Una grande città. Luci soffuse, musica dal vivo, ma due occhi verdi indimenticabili che ancora una volta lo fissavano curiosi. Lui sorrise. Lei sorrise. Ognuno in compagnia dei propri amici, ogni tanto si cercarono con lo sguardo. Ma poi ancora a casa, e ancora quella sensazione di aver lasciato andare qualcosa di prezioso.
Passò una settimana. Amici diversi, che questa volta portarono il principe in una piazzetta rumorosa e affollata. E lì, in mezzo alla folla, due occhi verdi e la stessa ragazza che gli sorrideva serena.
Ogni volta che si voltava, il principe, trovava quegli occhi a osservarlo.  
E finalmente capì. Si raddrizzò un poco, si scusò con gli amici, si avvicinò alla giovane dagli occhi di smeraldo e le disse: "La prima volta è un caso. La seconda è fortuna. Ma la terza è destino."
Fu così che il giovane principe e la giovane serena si incontrarono e poi si sposarono e poi ebbero una bellissima principessina, vivendo per lunghi anni felici e contenti.

Vorrei tanto averla inventata io, questa storia. Invece no. L'ha scritta la vita. A volte al Cantafiabe rimane solo il compito di essere veloce ad acchiappare le storie che incontra sul suo cammino.
Magari sotto i bei cieli estivi.
 

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