mercoledì 4 giugno 2014

La fanciulla dei fiori di pesco

 Cari amici, siamo alla penultima fiaba di questa disfida.
A domani!


La fanciulla dei fiori di pesco
Era stato un inverno particolarmente piovoso, nella provincia del Yangkuan.
Lu Chan si aggirava inquieto intorno alla barca con cui la sua famiglia si guadagnava da vivere.
Il fiume si era ingrossato parecchio e uscire a pesca era pericoloso, con quel tempo.
Ma, come diceva sempre suo nonno, ‘niente pesci, niente cibo’.
Alla fine, saltò nell’imbarcazione. Guardò il Cielo per chiedere protezione, guardò la Terra per invocarne i favori e levò gli ormeggi.
La corrente si impadronì subito della leggera imbarcazione e ci volle tutta l’abilità di Lu Chan per tenerla in mezzo al fiume, dove correva meno rischi.
Almeno in teoria.
Un’ondata di piena li investì, mentre un tronco trascinato da chissà dove spezzò il remo. Il ragazzo si ritrovò in balia della corrente del fiume, diventato vorticoso e giallo di fango, senza nessun mezzo per governare la barca.  
Suo padre gli aveva insegnato che, quando non c’è altro da fare, bisogna abbandonarsi alla corrente.
Una corrente che lo trascinò lontanissimo dalla sua casa e dal suo villaggio, lungo il fiume.
In quelle lunghe ore, Lu Chan passò dalla disperazione alla rabbia, dalla paura alla rassegnazione. Infine, chissà come, la corrente sembrò calmarsi e lui si addormentò stremato sul fondo della barca.
Quando si svegliò, gli sembrò di essere arrivato in un altro mondo.
La barca era adagiata su una sponda verde, il sole splendeva e il canto degli uccelli si levava alto e felice.
In fondo a un ampio piano verdeggiante, si vedeva una casa così elegante che Lu Chan non ne aveva mai visto di eguali e una moltitudine di alberi di pesco in fiore.
Mentre il ragazzo si chiedeva se fosse il caso di avvicinarsi a quella casa così signorile, una brezza leggera scosse i rami degli alberi, spargendo nell’aria migliaia di petali rosa volteggianti.
“Basta indugiare! Esci da quella barca, che ti darò degli abiti asciutti.”
La ragazza che gli aveva rivolto la parola ancor più bella dei fiori di pesco. Ne aveva la grazia e la leggerezza. La sua pelle sembrava di finissima porcellana e i lunghi capelli scuri come i tronchi degli alberi erano intrecciati con tanta perizia da sembrare un fiume vorticante, trattenuto qua e là da pettini di giada.
Lu Chan se la era trovata accanto all’improvviso, senza capire da dove fosse arrivata. Forse era accanto alla barca, ad aspettare che lui si risvegliasse. Al quel pensiero sentì il cuore gonfiarsi di gratitudine, al pensiero che una creatura così bella si fosse presa tanta pena per lui.
“Dove mi trovo?” chiese scendendo dalla barca.
“Proprio dove ti devi trovare: tra la Terra e il Cielo” rispose la ragazza.
Gli fece strada dentro la dimora, che all’interno era ancora più bella. Pavimenti lustri e mobili laccati e finemente decorati riempivano una successione di stanze, che si affacciavano su un bellissimo cortile interno, adorno di fontane popolate da pesci d’oro e fiori di ogni genere.
Stranamente, in quella casa non c’era nessuno. Né un servitore né un altro abitante.
La ragazza gli fece strada fino a una stanza, in cui erano pronti un bagno caldo e alcuni indumenti puliti adagiati sul letto.
Lu Chan si lavò per bene, indossò quegli abiti finissimi e andò a cercare la sua ospite, che lo attendeva seduta a un tavolo su cui erano imbanditi i cibi più prelibati e gustosi. Poi si sistemarono nel cortile, a vedere il tramonto del sole e infine Lu Chan fu accompagnato nuovamente nella sua stanza.
La ragazza misteriosa  non aveva conversato con lui, eppure ogni suo movimento era così pieno di eleganza che il giovane si sentì irrimediabilmente colpito da un sentimento d’amore tanto forte quanto disperato.
Si ripromise che al mattino le avrebbe chiesto almeno il suo nome e rimase buona parte della notte sveglio, nel buio, a pensare a lei.

Ma al mattino la grande casa era deserta. Lu Chan trovò una buona colazione imbandita per lui e la barca ben sistemata, rifornita di acqua e provviste e con un remo nuovo. Perlustrò la casa in cerca della sua ospite o di qualcuno da cui congedarsi, aspettò qualche ora, ma alla fine, visto che il fiume era tornato tranquillo, si mise in viaggio per tornare a casa.
Solo dopo diverse ore di navigazione si rese conto di avere ancora indosso quegli abiti finissimi che dovevano sembrare molto strani, addosso a un semplice pescatore.
Come volle il cielo, dopo tre giorni iniziò a riconoscere il paesaggio intorno a lui e ben presto arrivò a casa.
I genitori, i fratelli e il nonno, che lo aveva pianto per morto, gli fecero una bella accoglienza e tante domande su come fosse scampato alla piena e su quegli abiti così belli che indossava.
Lu Chan raccontò la sua avventura, ripose per bene quegli abiti preziosi e riprese a lavorare di buona lena per la sua famiglia. La stagione fu straordinariamente fortunata e ben presto la famiglia ebbe non solo di che sfamarsi, ma anche un piccolo gruzzolo da parte.
A quel punto il ragazzo chiese il permesso di andare a ringraziare la sua misteriosa soccorritrice.
Mise gli abiti ben piegati in un fagotto e riprese il fiume.
Navigò per diversi giorni, fino a quando riconobbe lo spazio erboso e gli alberi di pesco. Ma la casa, era in rovina e evidentemente disabitata da lungo tempo. Era la stessa casa, ma invasa dalle erbacce, con gli infissi rotti, le vasche del giardino secche e senza pesci.
Lu Chan vagò a lungo tra quelle rovine, senza riuscire a raccapezzarsi.
Uscì tra gli alberi di pesco, che ora erano carichi di frutti che cadevano a terra , dove marcivano in gran quantità senza che nessuno li raccogliesse.
Infine vide avanzare lentamente una donna che sembrava molto vecchia. Il giovane le rivolse il saluto riservato ai venerabili anziani e le chiese informazioni sugli abitanti di quella casa.
“Oh, quella casa era disabitata già quando io ero bambina. Non ci abita nessuno da molti, molti anni.”
Lu Chan non ci capiva niente. La vecchia lo osservava con occhi penetranti.
“Non è possibile,” disse infine Lu Chan. “Solo questa primavera io sono stato soccorso qui da una fanciulla bellissima e la casa era in ordine.”
“Avrai sognato,” disse la vecchia distogliendo lo sguardo.
Lu Chan afferrò il fagotto con gli abiti e lo mostrò alla donna: “E questi, allora? Dove li avrei presi?”
“La vecchia degnò gli abiti di una veloce occhiata, prima di rispondere: “Li avrai presi dove dovevi prenderli: tra la Terra e il Cielo.”
“Eri tu!” disse subito il giovane all’udire quelle parole. Lentamente, la vecchia iniziò a raddrizzarsi, mentre i capelli perdevano il candore della vecchiaia e il viso si distendeva, fino a ridiventare la bellissima fanciulla incontrata in primavera.   
“Che magia è mai questa?” chieste Lu Chan osservando la casa che tornava splendida come la ricordava.
“Non sono una donna come le altre, Lu Chan, l’avrai capito. Mi chiamano la fanciulla dei fiori di pesco e quando mi sono accorta che nel cuore stava nascendo l’amore ho cercato di risparmiarti le pene che questo ti avrebbe causato.”
“Nessuna pena sarebbe più grande dello starti lontano,” disse il giovane prendendole la mano.
“Così sia, allora” rispose la ragazza, semplicemente.
Si sposarono dopo pochi giorni e vissero a lungo in quell’angolo di mondo così bello, tra la Terra e il Cielo.   

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