mercoledì 25 giugno 2014

Perché dovremmo scrivere?


Perché dovremmo scrivere?

Non so se sono riuscita a convincervi a scrivere regolarmente, ma adesso sfodero i mezzi pesanti.
Brenda Ueland nel suo If you want to write non ci va leggera: “… perché dovremmo usare il nostro potere Creativo e scrivere, dipingere, suonare o qualsiasi cosa ci sentiamo spinti a fare? Perché non c’è nulla che renda le persone altrettanto generose, gioiose, vivaci, salde e piene di compassione, o altrettanto poco disposte agli scontri e all’accumulo di oggetti e denaro. Perché è il modo migliore per conoscere davvero la Verità e la Bellezza è provare a esprimerle. E qual è lo scopo dell’esistenza, se non cercare di scoprire qui o altrove verità e bellezza e poi esprimerle per condividerle con gli altri?”
Va bene, direte, voi. Se vai a cercare nei manuali di scrittura creativa, è chiaro che troverai istigazioni a scrivere…
Ok, allora prendo un libro che tratta di medicina. Questa volta è Christiane Northrup, medico e specialista in ostetricia e ginecologia.  Parlando delle tappe che portano alla guarigione, scrive questo: “Per anni ho esortato i miei pazienti a imboccare il cammino verso la guarigione esplorando il passato alla ricerca del come e del perché si era arrivati alla situazione presente.”
Secondo lei, il cammino verso la guarigione si articola in dodici tappe. Indovinate qual è la prima? Mettere la propria storia nero su bianco. Scriverla. Consiglia di tenere un diario, per registrare anche le proprie reazioni. La seconda tappa è: esaminare le proprie credenze. Scoprire che cosa si pensa e come quello che si pensa influenza la realtà e la relazione con il proprio corpo. In sostanza, rileggere quello che si è scritto per trovare informazioni. Lei stessa segnala: “E notate: è una terapia che non costa un centesimo.”
Il suo lavoro prosegue con il rispetto e l’elaborazione delle emozioni, il perdono, il lavoro sul corpo, la ricerca di aiuto e molto altro.
Passiamo a Christian Boiron? Questo imprenditore filosofo francese ha dedicato molto tempo e molte energie allo studio della felicità. Tra i suoi tanti consigli, guarda un po’, c’è anche scrivere. Sostiene che per essere felici bisogna anzitutto esprimere ciò che si pensa davvero, ciò di cui si è convinti nel proprio intimo. Il modo per farlo? Dedicare un quarto d’ora al giorno a scrivere ciò che si pensa sui temi che stanno più a cuore.
Duccio Demetrio, che ha scritto un libro sull’autobiografia come cura di sé, sostiene con convinzione i molti i benefici dello scrivere e del raccontarsi.
Potrei andare avanti a lungo, ma credo di aver reso l’idea.
C’è un detto che recita: “Si diventa grandi quando si capisce che dire un dolore lascia il tempo che trova.”
Dirlo sì. Scriverlo no.
In qualche modo la pagina scritta ci aiuta a rendere tutto più gestibile, più leggero. Può arrivare a suggerirci soluzioni e nuove prospettive anche sui problemi importanti.
A volte ci mette di fronte ad aspetti di noi poco lusinghieri, è vero, ma spesso ci mette anche in contatto con le parti più forti, sane, coraggiose e belle.
Qualunque sia il sogno che si coltiva, la scrittura può diventare lo slancio, il motore e il territorio di scoperta che ci serve per metterci in moto.
Allora, perché dovremmo scrivere? Perché ci può rendere più sani, perché ci può rendere più felici, perché rappresenta una sorta di cura, perché ci fornisce lo slancio per realizzare i nostri desideri, perché ci aiuta a conoscerci…
La prossima volta vedremo insieme come e perché la scrittura, già potente di per sé, viene amplificata quando si tratta di fiabe.
Per ora vi lascio scrivere in pace (perché state scrivendo, vero?)







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