domenica 6 luglio 2014

Lo sguardo sul futuro

Lo sguardo sul futuro

Cara non era mai stata una bambina come le altre.
Nel bel mezzo di un gioco capitava che si fermasse e si appartasse da sola, lo sguardo perso lontano.
“Che ti prende?” le chiedevano spesso le amiche e la mamma. “Niente,” rispondeva lei a fatica, come tornando da un altro luogo.
Non c’era niente da fare, con Cara, se non scrollare la testa e aspettare che tornasse da chissà dove.
Ma il giorno in cui in paese arrivò la fiera Cara, c’era, in mezzo agli altri bambini. C’era a guardare affascinata i giocolieri e gli acrobati, C’era a osservare attentamente i banchetti dei venditori di dolci, delle prove di forza, della maga che leggeva il futuro.
Era una donna strana, con grandi orecchini a forma di mezzaluna e occhi viola profondi che sembravano perdersi nel buio.
Un po’ in disparte rispetto agli altri, su un semplice panchetto fatto di assi, adagiò una coperta di velluto blu ornata di stelle ricamate, una candela di cera, oggetti con strani simboli, carte con figure affascinanti e infine un oggetto piuttosto piccolo, ricoperto da un drappo nero.
In qualche momento di quella preparazione, un odore dolce di zucchero filato si era diffuso nell’aria insieme ai richiami del venditore, così tutti gli altri bambini erano andati a osservare quella novità.
Non Cara, che era rimasta davanti al banchetto della maga, con gli occhi fissi sugli oggetti.
“Ah, è così,” disse la maga dopo un bel pezzo, osservando la bambina con attenzione a braccia conserte. “Dunque, li vedi anche tu.”
Cara si riscosse. “Che cosa?”
“Vedi anche tu i futuri possibili.”
“No,” scrollò la testa Cara, stringendosi nelle spalle. “Io vedo succedere delle cose che non sono ancora successe. A volte si avverano e altre no.”
“Niente altro?” chiese la maga spostando l’oggetto coperto dal drappo nero, ma senza scoprirlo.
“A volte vedo cose strane, che non appartengono a questo mondo…”
“Ci avrei giurato,” stava dicendo la maga sciogliendo le braccia, quando un’amica di Cara arrivò a prenderla per un braccio trascinandola via: “Vieni, c’è una cosa dei assolutamente vedere!” Voltandosi mentre si allontanava, Cara vide la maga sollevare il drappo nero, ma non riuscì a vedere che cosa nascondeva. Trascinata dagli amici, trascorse molto tempo a passare da un divertimento all’altro, fino a quando si ritrovò chissà come vicino al banchetto della maga. La strana donna dagli occhi viola non si vedeva da nessuna parte. La bambina si avvicinò esitante all’oggetto coperto dal drappo nero. ‘Darò solo una sbirciatina,’ si disse.
La delusione la colse alla sprovvista. L’oggetto misterioso era solo una ciotola d’argento piena d’acqua. Tolse del tutto il drappo e si avvicinò per vedere meglio…
L’acqua si muoveva. L’acqua parlava. La bambina si trovò a contemplare un mondo mai visto prima, con città bianche adagiate sulle rive del mare e persone felici che si sorridevano. Poi vide città grigie, con costruzioni alte fino al cielo e strani esseri di metallo che sfrecciavano ovunque. Poi vide città oscure, costruite nelle viscere della terra, volti sporchi, addolorati o rabbiosi, devastazione…
Una mano le strinse il braccio, mentre la voce della maga le rimbombava nelle orecchie. “Non è il destino, bambina.”
Cara si lasciò allontanare gentilmente ma con fermezza dalla ciotola d’acqua e alla fine riuscì a sollevare lo sguardo sugli occhi viola della maga. “Non è il destino, bambina.” Ripeté lei. “Quelli che vedi sono i futuri possibili. Niente è scritto. Per questo quello che vedi a volte di avvera e altre no. Perché noi stessi siamo in grado di creare il futuro. Sono le nostre scelte a disegnarlo. A partire da quello che pensiamo e facciamo in ogni istante del presente. Hai capito?”
La bimba annuì. La maga sorrise e tirò fuori da chissà dove una nuvola di zucchero filato, che porse alla bambina.
Cara accettò il dono, fece una piccola riverenza alla maga e si avviò trotterellando verso i suoi amici.

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