domenica 13 luglio 2014

L'uomo egoista

Una fiaba per gratitutdine a tutto ciò che vive


L’uomo egoista

C’era una volta un uomo egoista. Non si vedeva subito, che era egoista.
Ogni mattino si alzava e andava a lavorare, come tutti gli altri.
Lavorava per se stesso, perché voleva comprarsi belle cose e stare comodo.
Non c’era niente di male, in questo, ma quell’uomo non faceva mai nulla, proprio nulla, che non fosse per suo personale interesse.
“Che cosa mi importa,” si diceva “di fare fatica per gli altri? Gli altri non fanno nulla per me, e quindi…”
Nella sua mente di questi “altri” facevano parte non solo le persone, ma anche gli animali, le piante…
Quell’uomo prendeva, prendeva e non voleva dare niente in cambio. Poiché il suo animo era un deserto, pensava che anche il mondo “là fuori” lo fosse.
Eppure, quell’uomo si muoveva tra la gente, lavorava, si nutriva, si distraeva guardando film e leggendo libri fatti da altri…
Così un giorno, in metropolitana, un angelo travestito (gli angeli si travestono spesso, quando vengono sulla Terra) volle metterlo alla prova. Finse di sentirsi male, ma naturalmente non solo l’uomo egoista non lo aiutò, ma si scostò mentre l’angelo cadeva per non dargli la possibilità di aggrapparsi a lui. Lo lasciò cadere senza il minimo rimorso e poi si voltò dall’altra parte, fingendo di non vederlo.
L’angelo era sbalordito. Di cuori di pietra ne aveva visti, ma così…
Decise quindi di dare una bella lezione a quell’uomo che si comportava come se fosse solo al mondo. All'improvviso, tutte le persone, gli animali e le piante di quella parte di mondo scomparvero.
L’uomo egoista si ritrovò completamente solo nel vagone della metropolitana, immobile.
Si guardò intorno un po’ stupito, poi aspettò con impazienza che il treno si rimettesse in moto. Cosa impossibile, visto che non c’era nessuno a condurlo. Dopo un po’, l’uomo egoista aprì la porta con la maniglia d’emergenza e si avviò imprecando tra sé per lo stretto camminamento che conduceva alla più vicina fermata.
Trovandosi sottoterra, non si accorse subito di quello che era successo.
Arrivò alla prima fermata, salì le scale che lo portavano all’aperto e si guardò intorno. La città era silenziosa e immobile. Appena fu uscito, anche le luci si spensero.
L’uomo camminò per recarsi al lavoro, senza incontrare nessuno. Apparentemente, la città era come sempre, a parte che non si vedeva nessuno e nemmeno un albero o una pianta viva.
L’uomo camminò in quel deserto silenzioso, ma quando giunse al lavoro naturalmente non poté fare niente. Non c’era nessuno, non c’era elettricità, non c’erano segni di vita di alcun genere.
Tornò a casa, in quel deserto di cemento. I negozi erano tutti sprangati e l’uomo iniziava ad avere fame. Dopo una pausa a casa, dove per fortuna aveva ancora qualche provvista, si recò ai limiti della città: la campagna era diventata un deserto di terra brulla a perdita d’occhio.
Come avrebbe fatto a sopravvivere, senza altre persone, senza nessuna forma di vita vegetale o animale intorno a sé?
L’angelo, che era invisibile ma lo osservava, lo lasciò macerare nei dubbi per un po’ e poi, mosso a compassione, fece spuntare una piantina di lattuga.
L’uomo egoista la vide subito e con estrema cura, come se fosse la cosa più preziosa del mondo, la raccolse con tutte le radici e un bel panetto di terra, deciso a coltivarla.
Giunto a casa, la mise in bel vaso e le diede subito un po’ d’acqua. Finalmente faceva qualcosa per un’altra forma di vita.
Un po’ rincuorato, l’angelo mandò una coccinella sulla piantina di lattuga e l’uomo la guardò con affetto, toccandola appena con la punta del dito, per non farle male.
Il giorno dopo, l’uomo andò ancora in giro per cercare qualche altra forma di vita. Trovò solo una chiocciolina minuscola. Stava quasi per calpestarla. Raccolse anche quella con estrema cautela e la portò a casa. L’angelo, per ricompensa, gli fece trovare un bell’albero di pesche, carico di frutti.
Il giorno dopo gli mandò un cane e un gatto. L’uomo egoista non solo li accolse con gioia nella sua casa, anche se per nutrirli avrebbe dovuto assottigliare molto le sue riserve di cibo, ma iniziò a parlare con quegli animali e a considerarli i suoi migliori amici.
Insieme al cane vagava per le campagne, e il suo amico a quattro zampe lo aiutava a trovare ogni forma di vita che potesse essere utile: qualche patata, qualche legume…
Piano piano, mentre l’uomo imparava a rispettare ogni forma di vita in cui aveva la fortuna di imbattersi, l’angelo ripopolava un po’ il suo mondo. Dapprima di vegetali, poi di animali.
Infine, quando l’uomo che non era più egoista ebbe imparato la lezione, ripopolò la città all’improvviso.
Dicono che l’uomo abbia capito che nessuno è solo su questa Terra e che viva ancora adesso in compagnia del cane e del gatto, da cui non si separerebbe per nulla al mondo. Pare anche che coltivi sul suo balcone qualche ortaggio e tanti fiori, per far cosa gradita alla chiocciolina, alle farfalle, alle coccinelle…
L’angelo lo tiene d’occhio, ma ormai tutte le volte che lo incontra sorride.

  

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