mercoledì 6 dicembre 2017

Il mistero di Boscochiaro



Buonasera. La Disfida prosegue con la fiaba di oggi, Ispirata da questa immagine votata sulla pagina FB.


Il mistero di Boscochiaro

La principessa di Boscochiaro si chiamava… si chiamava…
A dire il vero nessuno lo sapeva, come si chiamava.
Era sicuramente una bambina bellissima, gentile e industriosa, ma suo padre, il re, si era rifiutato di rendere noto il suo nome. Quando era nata, l’aveva trovata così bella, così preziosa, che senza pensarci troppo aveva deciso di rivelare il suo nome solo a colui che avesse saputo meritarselo, eguagliandola per virtù e bellezza.
Il poveretto non poteva immaginare che di lì a poco sia lui sia la regina sarebbero caduti gravemente ammalati, di una malattia che si portava via tutti i ricordi.
Così, anche se dopo lunghe cure si erano ripresi, nessuno dei due era stato in grado di ricordare il nome della figlia.
Passavano gli anni e la principessa senza nome cresceva.
I sovrani avevano tentato in tutti i modi di ricordare, e avevano anche pensato di scegliere un nuovo nome, ma qualcosa li frenava. E se avessero scelto un nome meno bello dell’originale? E se la principessa, ricevendo un nuovo nome, fosse in qualche modo cambiata diventando meno perfetta?
Invano avevano chiesto aiuto a tutti gli indovini e i maghi del regno. Nessuno sapeva come aiutarli.

In un bel giorno d’inverno la principessa si recò nel bosco insieme al suo fedele orsacchiotto - anche lui senza nome, tanto per parità. Aveva deciso di raccogliere alcuni rami di abete per farne delle ghirlande e ne aveva riempito un bel cestino quando, sulla via del ritorno e ormai al buio, scorse una strana luce e un povero pettirosso abbandonato sulla neve. Era molto malconcio, infreddolito e affamato. La principessa non ci pensò due volte. Lo raccolse delicatamente e lo pose nel cestino, facendogli un nido caldo con la sua sciarpa. La povera bestiola apriva il becco, come a voler emettere dei suoni, ma senza riuscirci. Una volta tornata al castello, la principessa si prese buona cura dell’uccellino, che ben presto riacquistò vivacità e vigore. Gli rimaneva, però, quella strana abitudine di aprire il becco come per cantare, senza però emettere alcun suono.
In breve anche la principessa perse completamente la voce, per essere rimasta al freddo senza la sciarpa, e in quel silenzio i due iniziarono a comunicare solo con gli sguardi e gli atteggiamenti. Osservando attentamente, la principessa iniziò a capire quando il pettirosso aveva fame, quando aveva freddo, quando voleva giocare o un po’ di coccole. Dal canto suo, il pettirosso imparò a leggere negli occhi della principessa le sue emozioni, Interpretando al volo quando era pensierosa, preoccupata, serena o impaurita.
E quando finalmente questa comunicazione fu perfetta, il pettirosso iniziò a parlare. Davanti allo stupore della principessa fece una breve risata. «Veramente, principessa, io ti ho parlato per tutto questo tempo. Eri tu che non riuscivi a sentirmi! C’è voluta un po’ di pazienza, ma adesso sono molto contento di poter parlare con te. Ti devo chiedere di lasciarmi andare, adesso, perché sto bene e il mio destino è tornare nel bosco. Noi due rimarremo sempre amici, però. Verrò a trovarti sul davanzale della finestra o quando sarai a passeggio nel bosco e adesso che la tua voce sta guarendo potremo parlare ogni volta che vorremo.»
Anche se un po’ triste, la principessa acconsentì ad aprire la finestra per liberare il pettirosso. Ma questo, appena prima di spiccare il volo, decise di farle un dono speciale per ripagarla delle sue cure amorevoli.

«A proposito, io ero sul davanzale della stanza, quando sei nata. Il tuo nome è Speranza!» e in un frullo d’ali svanì nel bosco.  




Buonanotte. Buone fiabe

Nessun commento:

Posta un commento