La regina del
ghiaccio
Vashti
aveva sempre amato le superfici lisce del ghiaccio. Erano la sua casa. il suo
conforto. Dove altri percepivano il gelo, lei percepiva una sorta di calore, un
senso di ordine.
Il
ghiaccio era prevedibile, lucente, impenetrabile.
Da
molti anni ormai era la regina di quel regno gelato e si trovava perfettamente
a suo agio.
C’erano
poche cose da fare, in poche stagioni dell’anno.
Durante
la brevissima estate, si ammassavano le provviste sufficienti per il resto dell’anno
e si riparavano le crepe prodotte nel ghiaccio dal calore.
Nel
pieno dell’inverno, c’era la Grande Festa del freddo, con lunghi preparativi e
sculture di neve.
Per
i mesi rimanenti, il suo regno era tranquillo e immobile.
Vashti
non immaginava che la corsa alla ricchezza dei “popoli bassi”, come venivano
chiamati coloro che non vivevano sulle cime ghiacciate, avrebbe ben presto
minacciato il suo regno.
I
primi segnali di un cambiamento preoccupante furono semplicemente estati più
lunghe. Poi nevicate sempre meno abbondanti.
Infine,
quando i fiori iniziarono a spuntare sul pavimento del suo palazzo di ghiaccio,
la regina capì che qualcosa stava cambiando, ma ancora si ostinava a pensare
che quei cambiamenti non fossero destinati a durare.
Infine
arrivò l’ermellino, riferendole che la sua pelliccia aveva smesso di mutare
colore. Rimaneva sempre bruna, il colore della livrea estiva, e non diventava
più bianca come la neve durante l’inverno.
A
quel punto anche Vashti dovette ammettere che la neve non cadeva quasi più.
Il
regno, che un tempo era stato così tranquillo, diventò un viavai affaccendato
di animali che in passato si erano tenuti ben lontani da quelle terre. C’erano
branchi di lupi, tassi, volpi, scoiattoli, conigli selvatici...
Sconvolta
da quella confusione che segnava la fine del mondo che aveva sempre conosciuto,
la regina si distese sul grandissimo letto di ghiaccio a baldacchino e decise
di addormentarsi per sempre.
Ma
il baldacchino che si scioglieva per il calore le gocciolava sul viso e ben
presto dovette rialzarsi a sedere, sempre più irritata.
Proprio
in quel momento il pesantissimo baldacchino quasi sciolto le collassò addosso,
colpendola pesantemente alla testa.
Nessuna
sa per quanto tempo la regina rimase svenuta. Al suo risveglio, però, non
ricordava più nulla.
Né
il ghiaccio, né la neve.
Ammirava
stupita i colori dei fiori e ne annusava estasiata il profumo. Mangiava di buon
appetito i frutti dolcissimi che ora avevano preso a crescere anche in quelle
terre. Accarezzava il manto dell’ermellino beandosi della sua morbidezza, senza
ricordare più che era del colore sbagliato.
Così,
la regina dei ghiacci divenne semplicemente la regina delle terre del nord,
senza drammi o sofferenze.
Adesso,
il mondo che conosceva era esattamente quello che aveva a disposizione. E lei
era felice.
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