Fiaba per oggi
La tata perfetta
Alice
guardava dalla finestra l’oscurità che scendeva tra le case.
Non
era tardi, ma d’inverno la luce scompariva presto. I bambini si stavano
azzuffando in salotto. Ancora.
La
quarta tata della sua vita l’aveva lasciata in un mare di guai per l’indomani,
lunedì.
Maria,
la sua bimba più piccola, aveva ancora qualche linea di febbre e non avrebbe
potuto andare all’asilo, ma lei non poteva con la stessa facilità evitare di
andare al lavoro.
Con
l’epidemia di influenza che aveva colpito Maria e poi la tata, era solo
questione di tempo prima che si ammalassero anche gli altri due.
Sbirciò
in salotto, adesso anche i due figli più grandi, Giulio e Sofia, si erano messi
tranquilli a guardare un cartone animato. Avevano finito i compiti?
Alice
si ripromise di controllare più tardi.
Doveva
assolutamente trovare una soluzione per l’indomani.
Sobbalzò,
quando suonò il campanello. Non aspettava nessuno.
La
ragazza alla porta le sorrise cordialmente e si accomodò all’interno senza
essere invitata.
-
Allora, direi che ci conviene iniziare subito a prendere confidenza. Dov’è la
piccola ammalata? Io sono Mary - disse guardandosi intorno.
Alice
cercò di fermala: – No, guardi, io non ho chiamato nessuno…
-
Ma certo! - La ragazza si fermò e la guardò attentamente. – Non è lei la mamma
di Maria, la piccola con l’influenza?
-
Sì, ma…
Non
serviva ribattere. La ragazza si era già messa accanto a Maria, e le toccava la
fronte con aria esperta.
-
Sì, ancora qualche lineetta di febbre, ma starà bene in due o tre giorni al
massimo – decretò Mary con una sicurezza confortante passando in salotto.
-
E voi siete Giulio e Sofia, dico bene?
I
bambini annuirono diffidenti.
Mary
sembrò non notarlo e spense il televisore. Incredibilmente non ci fu il solito
coro di proteste.
Mentre
Alice si convinceva che la tata ammalata doveva aver mandato una sostituta,
iniziò a preparare un tè. Poteva funzionare. Se era una persona fidata.
Quando
arrivò in salotto con la teiera, i bambini erano seduti al tavolo a fare i
compiti e tutti i giocattoli che solo dieci minuti prima ingombravano la stanza
erano ben riposti.
Nei
mesi seguenti, Alice dovette stupirsi molte altre volte dell’efficienza di
Mary. Non solo non si ammalava mai ed era sempre puntuale, ma i bambini l’adoravano
e tutto filava liscio e senza intoppi.
Quando
Alice lavorava, era tranquilla, sapendo che i suoi bambini erano in ottime
mani. Quando era a casa, trovava che Mary aveva sistemato infinite piccole cose
in sua assenza, così anche la vita domestica scorreva più serena.
Mary
sembrava sapere sempre alla perfezione di che cosa c’era bisogno e intuire le
necessità di ognuno senza nemmeno il bisogno di parlarne.
Esattamente
un anno dopo, Alice guardava l’oscurità scendere sulla città e si stupiva di
quanto la sua vita e quella dei suoi bambini fosse cambiata in così poco tempo.
Adesso annuiva comprensiva e si sentiva un po’ in colpa, quando le colleghe al
lavoro si lamentavano della difficoltà con le tate e i bambini. Appoggiando la
fronte al vetro appannato, si scoprì a pensare “Tutti dovrebbero avere una Mary!”
Forse
fu solo un’impressione, ma le sembrò che una stella brillasse per un attimo più
intensa nel crepuscolo, come a farle l’occhiolino.
Poi
vide delle figure confuse che sembravano scendere dal cielo. L’impressione era
che planassero sorrette da ombrelli aperti, ma erano molto lontane e si stava
alzando una densa nebbia. Dopo poco, non si vedeva più nulla.
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