martedì 19 dicembre 2017

La tata perfetta



Fiaba per oggi


La tata perfetta

Alice guardava dalla finestra l’oscurità che scendeva tra le case.
Non era tardi, ma d’inverno la luce scompariva presto. I bambini si stavano azzuffando in salotto. Ancora.
La quarta tata della sua vita l’aveva lasciata in un mare di guai per l’indomani, lunedì.
Maria, la sua bimba più piccola, aveva ancora qualche linea di febbre e non avrebbe potuto andare all’asilo, ma lei non poteva con la stessa facilità evitare di andare al lavoro.
Con l’epidemia di influenza che aveva colpito Maria e poi la tata, era solo questione di tempo prima che si ammalassero anche gli altri due.
Sbirciò in salotto, adesso anche i due figli più grandi, Giulio e Sofia, si erano messi tranquilli a guardare un cartone animato. Avevano finito i compiti?
Alice si ripromise di controllare più tardi.
Doveva assolutamente trovare una soluzione per l’indomani.
Sobbalzò, quando suonò il campanello. Non aspettava nessuno.
La ragazza alla porta le sorrise cordialmente e si accomodò all’interno senza essere invitata.
- Allora, direi che ci conviene iniziare subito a prendere confidenza. Dov’è la piccola ammalata? Io sono Mary - disse guardandosi intorno.
Alice cercò di fermala: – No, guardi, io non ho chiamato nessuno…
- Ma certo! - La ragazza si fermò e la guardò attentamente. – Non è lei la mamma di Maria, la piccola con l’influenza?
- Sì, ma…
Non serviva ribattere. La ragazza si era già messa accanto a Maria, e le toccava la fronte con aria esperta.
- Sì, ancora qualche lineetta di febbre, ma starà bene in due o tre giorni al massimo – decretò Mary con una sicurezza confortante passando in salotto.
- E voi siete Giulio e Sofia, dico bene?
I bambini annuirono diffidenti.
Mary sembrò non notarlo e spense il televisore. Incredibilmente non ci fu il solito coro di proteste.
Mentre Alice si convinceva che la tata ammalata doveva aver mandato una sostituta, iniziò a preparare un tè. Poteva funzionare. Se era una persona fidata.
Quando arrivò in salotto con la teiera, i bambini erano seduti al tavolo a fare i compiti e tutti i giocattoli che solo dieci minuti prima ingombravano la stanza erano ben riposti.
Nei mesi seguenti, Alice dovette stupirsi molte altre volte dell’efficienza di Mary. Non solo non si ammalava mai ed era sempre puntuale, ma i bambini l’adoravano e tutto filava liscio e senza intoppi.
Quando Alice lavorava, era tranquilla, sapendo che i suoi bambini erano in ottime mani. Quando era a casa, trovava che Mary aveva sistemato infinite piccole cose in sua assenza, così anche la vita domestica scorreva più  serena.
Mary sembrava sapere sempre alla perfezione di che cosa c’era bisogno e intuire le necessità di ognuno senza nemmeno il bisogno di parlarne.
Esattamente un anno dopo, Alice guardava l’oscurità scendere sulla città e si stupiva di quanto la sua vita e quella dei suoi bambini fosse cambiata in così poco tempo. Adesso annuiva comprensiva e si sentiva un po’ in colpa, quando le colleghe al lavoro si lamentavano della difficoltà con le tate e i bambini. Appoggiando la fronte al vetro appannato, si scoprì a pensare “Tutti dovrebbero avere una Mary!”
Forse fu solo un’impressione, ma le sembrò che una stella brillasse per un attimo più intensa nel crepuscolo, come a farle l’occhiolino.

Poi vide delle figure confuse che sembravano scendere dal cielo. L’impressione era che planassero sorrette da ombrelli aperti, ma erano molto lontane e si stava alzando una densa nebbia. Dopo poco, non si vedeva più nulla. 

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