martedì 12 dicembre 2017



Questa deliziosa immagine ha ispirato la fiaba di oggi.


Gasp e i libri


Gasp era un topino vivace. Aveva quel buffo soprannome perché combinava spesso marachelle e, quando era colto sul fatto, emetteva quel versetto strano, un “gasp” soffocato, prima di darsela a gambe.
Gli piaceva rovistare in cucina e far sparire qualche biscotto o un po’ di marmellata. Gli piaceva andare di nascosto a curiosare nelle soffitte o a esplorare buche nel terreno e nei tronchi degli alberi. Gli piacevano le cose che piacciono ai topini, anche quando non dovrebbero farle, perché si tratta di azioni imprudenti o pericolose.
Tante volte se l’era cavata per un soffio, quando si era infilato nella tana di un gufo irritabile o in una casa abitata da un gatto. Ma gli era sempre andata bene, e questo lo aveva reso più spavaldo.
Quel giorno era attratto da un odore strano e rosicchiò rapidamente la boiserie che gli ostacolava la strada per raggiungere una stanza scura.
Le pareti erano ricoperte di scaffali, su cui riposavano file e file di strani oggetti rettangolari. A che cosa potevano mai servire? Era da loro che veniva quell’odore curioso. Un misto di carta, inchiostro e… ma sì: avventura.
Un rumore improvviso lo fece sobbalzare. “Gasp” fece il topino, prima di infilarsi nuovamente nel buco della boiserie e rimanere immobile.
Non si sentiva più niente.
Dopo un po’ infilò il musino nel buco e si azzardò a rientrare nella stanza.
“Aha! beccato!” disse una voce allegra.
Era di una topina davvero carina, che lo guardava sorridendo dall’alto di uno scaffale, dove sembrava intenta a rosicchiare uno di quegli strani oggetti.
“Che cosa sono quelli?” chiese Gasp.
“Si chiamano libri”
“E sono buoni?”
La topina si mise a ridere di gusto. “Buoni? Beh, dipende.”
“Ma scusa, non lo stavi mangiando?”
La topina continuava a ridere. Il guaio era che quando rideva diventava ancora più carina.
“Dai, vieni qui” lo invitò infine.
Gasp si arrampicò sullo scaffale e vide che sul libro aperto c’erano file di strani segni, neri come formichine.
“Che cosa sono quelli?” chiese sconcertato.
“Sono parole. I libri non si mangiano. Si leggono.”
Gasp assorbì quell’informazione, ma faticava a concentrarsi, anche perché la topina, da vicino, era ancora più graziosa. “Gasp” annaspò lui, cercando di darsi un contegno.
Le sue emozioni e la sua confusione dovevano essere evidenti sul suo musetto, perché la topina si addolcì. “Se vuoi ti insegno,” propose con gentilezza.
Gasp avrebbe voluto dire qualcosa, ma non riusciva a parlare. Aveva la gola secca.
La topina prese il suo silenzio per un sì, e si accomodò vicino a lui su una bella poltroncina.
Così Gasp ebbe la sua prima lezione di lettura, a cui ne seguirono molte altre.
Nella stanza dallo strano odore, il topino scopriva straordinarie avventure, storie di topini coraggiosi come lui, fiabe incantate. E la sua nuova amica lo faceva ridere e divertire, insegnandogli sempre cose nuove.
Ora Gasp non si metteva più tanto nei guai. Appena aveva tempo, approfittava di ogni luce per mettersi comodo con un buon libro, a leggere.
Aveva scoperto un modo meno pericoloso per soddisfare la sua curiosità e un mondo che non aveva mai nemmeno immaginato.

Passarono molti pomeriggi felici, Gasp e la topina, immersi nelle letture. E quando diventarono abbastanza grandi si sposarono e si trasferirono in un posto che aveva ancora più scaffali pieni di libri, dove vissero felici e contenti, circondati da nidiate di topini curiosi. 

2 commenti:

  1. bella, bella, bella!!!!! Bravissima e grazie per essere passata da me, un abbraccio lory

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  2. Grazie a te per la visita Lori! Un abbraccio

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